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Ergastolo per l'omicidio della piccola Fatima

La Corte d’Assise di Torino ha condannato all’ergastolo il patrigno di Fatima Skika, la bambina di soli 3 anni che la notte del 13 gennaio 2022 precipitò in circostanze misteriose dal balcone del 4° piano di una casa in via Milano nel centro di Torino: un volo di 20 metri che non le ha lasciato scampo.

Le indagini preliminari si erano inizialmente concentrate su un tragico incidente: la bimba che sfugge alla presa del patrigno mentre giocano al “vola vola” (inutile dire che, se così fosse, si sarebbe comunque trattato di una gravissima imprudenza).

Tuttavia, le indagini delle Forze dell’Ordine coordinate dal PM Valentina Sellaroli pongono da subito dubbi sull’effettiva dinamica, confermati dalle perizie tecniche affidate dalla Procura della Repubblica sia in materia medico legale, sia sulla ricostruzione della dinamica.

Ci si concentra anche sull’analisi dei fotogrammi del video di una telecamera di sorveglianza, che ha ripreso gli ultimi istanti di quel volo fatale.

 

Il processo

La mamma di Fatima, assistita dall’avv. Silvia Lorenzino, si costituisce parte civile e nomina i propri consulenti tecnici: Valentina Vasino, medico legale che si è occupata di vari casi di omicidio, e Fabrizio Mario Vinardi, docente a contratto di Ingegneria Forense all’Università di Torino, per la ricostruzione della dinamica e l’analisi del video.

In aula c’è stato uno scontro tecnico durato ben due udienze con i consulenti tecnici nominati dall’imputato, secondo i quali Fatima precipitò accidentalmente.

E per dimostrarlo ogni esperto forense ha svolto una serie di accertamenti:

  • i CT della Procura hanno lanciato da un palazzo della stessa altezza un sacco di pellet, per osservare gli effetti di una spinta orizzontale rispetto al punto di caduta;
  • i CT dell’imputato hanno noleggiato una piattaforma e hanno provato anche loro a far cadere, ma esattamente sulla verticale, un sacco di pellet;
  • i CT della parte civile hanno costruito una maquette in legno che riproduce fedelmente, in scala 1:1, gli ingombri del ballatoio dove si è consumata la tragedia, per dimostrare che certi gesti (ad esempio, il “vola vola”) erano incompatibili con la geometria dei luoghi (se fosse vero il tragico gioco, la piccola Fatima avrebbe dovuto urtare col capo lo spiovente finale del tetto, ma i medici legali non hanno trovato ferite compatibili con questa dinamica).

Di questo caso ne abbiamo parlato diverse volte su LinkedIn, in concomitanza con le diverse fasi del processo.

 

Il colpo di scena

L’ultimo colpo di scena è arrivato all’udienza del 15 maggio 2023, quando è stato ritrovato un testimone oculare, che ha smentito la difesa dell’imputato, dicendo che non stavano giocando al “vola vola”.

Alla luce delle prove portate in aula, sia di tipo testimoniale, sia soprattutto peritale, la Corte d’Assise (che è composta da due magistrati togati, il presidente e il giudice a latere, oltre che da sei giudici popolari) si è così convinta - oltre ogni ragionevole dubbio - della piena colpevolezza dell’imputato, condannato alla massima pena prevista per l’omicidio volontario, l’ergastolo, con l’aggravante dei futili motivi. 

 

L’apporto dell’Ingegneria Forense nel processo per l’omicidio della piccola Fatima

Ricostruire i fatti per cui una bambina innocente perde tragicamente la vita è di certo uno dei casi più gravi e delicati che si possano affrontare e, in questo caso specifico, si può dire che – senza il contributo determinante dell’Ingegneria Forense – la Corte non avrebbe potuto comprendere che la traiettoria del corpo non fu quella di una “semplice” caduta libera in verticale, ma qualcuno, o qualcosa, doveva aver impresso anche una spinta orizzontale al corpo. 

La sentenza ripercorre le parole utilizzate dall’ing.Vinardi durante il dibattimento (pag. 9 sentenza) ossia che ciò che certamente si può escludere è “una caduta con moto verticale a candela propria di una caduta accidentale”; risulta quindi chiaro che la precipitazione è dovuta ad “un impulso iniziale in grado di generare questa componente orizzontale della complessiva traiettoria”.

Naturalmente, dopo aver compreso la dinamica, rimane la difficoltà di riuscire a spiegarla correttamente alla Corte e proprio per questo ci si avvale tanto della tecnologia (è stato eseguito un rilievo laser scanner 3D, discusso in aula), quanto di ogni altro accorgimento utile: in questo caso un modello in scala naturale del ballatoio che possa far apprezzare ai giudici sia la geometria dei luoghi, sia quali movimenti erano possibili, e quali no. 

Anche qui la sentenza ripercorre le parole utilizzate dall’ing. Vinardi durante l'esame in aula, mentre usava la maquette in legno per simulare gli accadimenti (riportate per intero a pag. 22 della sentenza), parlando dell'ipotesi difensiva della bambina, che sarebbe fatalmente caduta mentre era spinta in aria nel gioco del vola-vola: “la diagonalità della falda del tetto ti avrebbe portato a tornare verso il dentro, di certo non a spingerti in fuori, perché c’è l’interferenza stessa del tetto”.

 

Conclusioni

Questo è uno di quei casi "di scuola", in cui magistrati e avvocati non avrebbero avuto sufficienti elementi per condannare, o assolvere, in assenza delle prove oggettive fornite dalla Ingegneria Forense, che ha dimostrato l'esistenza di una spinta orizzontale e, dunque, un coinvolgimento "attivo" dell'imputato, posto che il coinvolgimento "passivo" (quello di aver imprudentemente giocato al vola-vola su un balcone del 4^ piano) era ovvio fin dall'inizio.

Riposa in pace, piccola Fatima

 

Di seguito è possibile leggere la sentenza integrale

0006-28-06-2023-sentenza-fatima-p-compresso.pdf

 

Aggiornamento del 20 marzo 2024: è stata confermata la condanna in appello per il patrigno della piccola Fatima.

 

2024-03-20-fatima-confermato-ergastolo-in-appello-per-il-patrigno-fanpage.pdf

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